Chat di classe: si o no?

28 Gennaio 2019

Tempo di lettura: 4 min.

C’erano una volta le mamme che si incontravano fuori dalla scuola o alle feste di compleanno per confrontarsi sulle attività scolastiche dei figli o su quanto richiesto per la gita di classe. E c’erano le telefonate alla rappresentane di classe che raccoglieva le istanze delle famiglie, le portava a fattor comune e si faceva tramite della loro comunicazione alla scuola, con il compito più o meno esplicito di filtrarle secondo il criterio di interesse per tutta la classe.

Tra le tante opportunità che ci offrono la tecnologia e la rete, oggi ci sono anche le Chat di classe, quelle per intenderci su WhatsApp. Nate con le migliori intenzioni, tra le quali quelle di scambiarsi rapidamente informazioni sui compiti per chi non è potuto andare a scuola o di gestire comunicazioni organizzative rispetto a un’iniziativa di classe, sono oggi al centro di una questione molto contrastata. Da una parte c’è chi le ritiene un buono strumento per informarsi, comunicare e per creare gruppo e senso di appartenenza e dall’altra chi è convinto che inneschino nefasti meccanismi capaci di stravolgere e avvelenare comunicazione e rapporti interpersonali.

 

La tecnologia, una risorsa neutra

Abituati oggi a vedere la tecnologia come risorsa che permette di avere risposte rapide praticamente su tutto senza spostarci “dalla sedia”, ci illudiamo che le chat ci facciano risparmiare tempo e fatica. Ancora una volta però andrebbe ricordato che la tecnologia si pone come risorsa “neutra” che assume caratteristiche positive o negative secondo l’uso che se ne fa. Riflettiamo per esempio sul fatto che il continuo flusso di messaggi che si intrecciano fra loro e rimbalzano da un telefono all’altro, oltre che fastidioso per le frequenti notifiche, fa perdere il “filo del discorso” e amplifica il granellino di sabbia facendolo diventare masso che rotola e travolge!

Senza dimenticare che troppe parole azzerano i fatti.

 

Recuperiamo le origini e ricordiamo gli obiettivi

Ricordiamo che per gli incontri con gli insegnati esistono luoghi e tempi determinati che danno valore alla comunicazione e permettono approfondimenti e interazioni basate sul dialogo.

Ancora una riflessione: le chat costituite da genitori, docenti e studenti azzerano i ruoli e gli indispensabili confini che li delimitano ingenerando inevitabilmente confusione, ansia, equivoci.

Detto questo il compito degli adulti è creare le condizioni perché i figli frequentino la scuola, imparino e stiano bene.

Nessuna preclusione dunque alle chat di classe, ma soltanto a patto di ricordarsi lo scopo organizzativo, sintetico e funzionale per cui nascono e soprattutto di non dimenticare che non riuniscono amici, ma adulti responsabili che anche lì esercitano un ruolo educativo: adulti che non devono fare proprie le piccole responsabilità dei bambini, perché ne hanno bisogno per crescere.

È il caso per esempio dei compiti: i bambini hanno la responsabilità di scriverli sul diario per poter condividere le consegne in famiglia, così che i genitori abbiano elementi per conoscere i contenuti affrontati in classe. Un’occasione per attivare una conversazione positiva in occasione del loro svolgimento.

Se poi compiti consistono in esperienze, magari fatte insieme, da relazionare il giorno dopo a scuola, la comunicazione adulti/bambini si arricchisce del valore dell’impegno richiesto agli alunni e dei feedback reciproci per sistematizzare il lavoro svolto.

 

Alcune regole per usare le chat di classe al meglio

Le chat dei genitori su WhatsApp, in particolare quella del gruppo classe, sono uno dei modi più immediati per ricevere informazioni sui nostri figli e restare in contatto con la scuola e gli altri genitori. Ma se usate male rischiano di compromettere seriamente il nostro benessere digitale. Ecco dunque delle semplici linee guida per fare in modo che le chat dei genitori restino uno spazio utile e frequentabile con serenità. Le condivido qui.

  • Diamo supporto: non riesco a collegarmi al diario online, non vedo i compiti in allegato, non riesco ad aprire l’account Google Classroom… la didattica a distanza ci dà qualche grattacapo. Credo che chi è un po’ più smart nell’utilizzo della tecnologia si debba mettere a disposizione degli altri, dando una mano a chi ha problemi con gli strumenti e le piattaforme online. Chi conosce risorse utili allo scopo del gruppo (e magari gratuite e accessibili a tutti) le segnali. Ci richiederà un po’ di tempo, forse, ma anche questo è un modo per essere una comunità in un momento in cui il contatto sociale è limitato.
  • Evitiamo toni polemici: la scuola non reagisce abbastanza in fretta, le videolezioni non ci sembrano utili, i compiti ci sembrano troppi, il programma non va avanti abbastanza spedito… Ci sono reali problemi legati all’organizzazione della didattica online, che è giusto condividere e discutere nel gruppo genitori della classe. Ma non degeneriamo subito nella polemica, avanziamo piuttosto domande, sondiamo le posizioni degli altri e capiamo se stiamo combattendo una battaglia comune o se, in effetti, il problema che rimarchiamo è solo nostro. E, soprattutto, proponiamo azioni e soluzioni, non limitiamoci alla lamentela.
  • Fermiano le fake news: farmaci miracolosi, sperimentazioni e complotti internazionali, file audio senza nomi e cognomi da fantomatiche corsie d’ospedale, la prevenzione a base di vitamina C… quante ne sono girate di bufale in questo periodo sui gruppi WhatsApp? Moltissime, e qualche volta il veicolo sono stati proprio i gruppi dei genitori. Convinti di fare del bene, a volte agiamo d’impulso e condividiamo notizie sensazionali, ma sarebbe meglio prima verificare la notizia (o la bufala) che stiamo contribuendo a diffondere. Basta pochissimo, una ricerca su Google nella sezione News o sui siti di debunking come Bufale.net o Valigia Blu. E il più delle volte rinunceremo a condividere.
  • Evitiamo lo spam: rimedi omeopatici, video umoristici, meme su quanto figli e familiari siano difficili da gestire in quarantena… Non dimentichiamo che ogni gruppo ha un suo scopo e che la netiquette implicita vorrebbe che i messaggi che postiamo siano coerenti ad esso. La funzione principale di un gruppo di genitori della classe è di informare e confrontarsi sui temi della scuola e dell’apprendimento, quindi teniamo fede a questa missione. Ci sono sicuramente amici e conoscenti che possono gradire quelle comunicazioni, che nei gruppi classe spesso rischiano di essere “out of topic”.
  • Siamo gentili: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre”. È una frase dalla fonte incerta, ma che io trovo illuminante e condivisibile. Sono tempi difficili, spesso non sappiamo cosa stia succedendo nelle case di ciascuno dei membri dei gruppi WhatsApp, a maggior ragione di quelli di genitori, persone che molto spesso conosciamo solo come “mamma e papà di”. Ci sono persone che non possono stare a casa con i figli, ma devono uscire ogni giorno per recarsi in un ospedale, in una farmacia, alla cassa di un supermercato, persone che magari stanno vivendo la malattia o il lutto… Non lo possiamo sapere, ma di certo se nelle nostre comunicazioni avremo un tono composto e parole misurate, saranno più gradite.

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