Bambini in un mondo digitale: 6 regole per aiutarli a essere sicuri online

9 Luglio 2019

Tempo di lettura: 2 min.

UNICEF ha redatto un interessante report, dal titolo Children in a Digital World, che esamina i modi in cui la tecnologia digitale ha cambiato la vita di bambine e bambini e le loro possibilità, a livello mondiale, e esplora i rischi a cui prestare attenzione oggi e in futuro.

Se sfruttata nel modo corretto e resa accessibile a tutti, la tecnologia digitale può fare la differenza, soprattutto per i bambini che per povertà, etnia, genere, disabilità o dislocamento geografico sono rimasti emarginati. Infatti, li collega a un mondo di opportunità e fornisce competenze utili per orientarsi in mondo sempre più digitale.

Per esempio, citando il report, grazie a Internet i bambini delle zone più remote del Brasile e del Cameron, e le bambine in Afghanistan, che non possono uscire di casa, hanno accesso a lezioni e risorse educative; Internet dà anche lo spazio per reclamare i propri diritti, come nel caso dei ragazzi blogger e reporter in Congo.

COME AIUTARE I BAMBINI A ESSERE SICURI ONLINE

Certo, il digitale porta con sé anche il suo lato oscuro, quello dei rischi, legati alla privacy e all’identità online, fino allo sfruttamento dei dati. Da quanto emerge, i genitori stessi, più attenti ad altri tipi di pericoli, come il cyberbullismo, spesso non sono consapevoli di quali dati vengano raccolti su di loro e sui loro figli. Qui entra in gioco la cybersecurity.

A proposito, il Regolamento (UE) Generale per la Protezione dei Dati (detto GDPR), entrato in vigore un anno fa, stabilisce che i minori abbiano maggiori tutele online, perché maggiormente esposti e influenzabili.

Come spiegato nel GDPR “per quanto riguarda l’offerta diretta di servizi della società dell’informazione ai minori, il trattamento dei dati è lecito a partire dai 16 anni”.
In Italia la possibilità di dare da soli il “consenso al trattamento dei propri dati” è stata abbassata a 14 anni, mentre per i minori di 14 anni è necessario il consenso di chi esercita quella che è definita come “responsabilità genitoriale”.

È stabilito inoltre che il titolare del trattamento che si rivolge a minori o che sa che i suoi beni o servizi sono utilizzati soprattutto da minori (per esempio giochi, app, etc.) è tenuto a fornire ogni informazione e comunicazione che riguarda il trattamento dei dati personali con un linguaggio semplice e chiaro, in modo tale che un minore possa capire facilmente quello che verrà fatto dei suoi dati.

Riprendendo le conclusioni del report UNICEF riportiamo le raccomandazioni pratiche, da seguire sia come singoli che come Paesi, su come sfruttare il potere della digitalizzazione a beneficio dei bambini e limitare i rischi per proteggere le fasce più vulnerabili:

 

  1. Fornire a tutti i bambini l’accesso a risorse online di alta qualità.
  2. Proteggere i bambini dai pericoli online.
  3. Salvaguardare la privacy dei bambini.
  4. Insegnare l’alfabetizzazione digitale per mantenere i bambini informati, coinvolti e sicuri online.
  5. Sfruttare il potere del settore privato per alzare gli standard etici e le pratiche a beneficio della sicurezza dei bambini online.
  6. Mettere i bambini al centro della politica digitale.

 

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